Bibione, da maggio a settembre 2019
Mostra “Miscellanee inconsapevoli?” - con Fotografa Enza Vio
Da tempo sto maturando l'opinione che le parole, le spiegazioni, gli intenti interpretativi, riferiti alla "Pittura Informale", non siano il mezzo adatto per avvicinarsi ad essa, forse ne ostacolano addirittura la conoscenza, o l'approccio empatico.
Le parole spesso confondono, distorcono, mistificano.
Sostanzialmente hanno un'anima antitetica all'accadimento pittorico; la loro stessa essenza è di tutt'altra natura e respiro, per cui faticano a coesistere in modo sintonico, anche nei tentativi più illuminati ed onesti.
Ciò, naturalmente, non significa mancanza di gratitudine verso i tanti amici che, con scritti e recensioni, mi hanno onorato della loro attenzione nei diversi cataloghi realizzati negli anni, ma, per ora, la penso così.
Per cui, in questa occasione, che siano soltanto le immagini ad esprimersi, o meglio, a cercare un semplice e fugace incontro emotivo con chi le guarderà, sperando naturalmente che in alcuni casi ciò avvenga.
P.S. Dimenticavo: le tante parole, a volte, inducono a prendersi troppo sul serio.
Solitamente l'ultima pagina dei cataloghi è quella in cui "L'Artista" cita tutte le sue mostre personali, quella collettive, i premi vinti, ecc...
La leggono perlopiù gli "addetti ai lavori"o coloro che, prima di esprimere un giudizio sulla qualità di ciò che osservano, si fidano a priori della corposità del curriculum citato. Non dico sia sbagliato, ma in alcuni casi può essere fuorviante, in quanto frequentemente sono dei curriculum gonfiati, frutto di velleità mal celate degli autori stessi.
Per cui, questa volta, oltre a rinunciare alla presentazione critica, evito anche di descrivere i miei passati percorsi, peraltro poco prestigiosi. Ci tengo tuttavia a dire che ho 60 anni, e non sono ancora in grado di dare un significato preciso alla parola "Artista"(noto invece che molti se la auto-attribuiscono con disinvoltura), e riservo quella di "Pittore" ad una ristretta cerchia di illuminati, della quale certamente non faccio parte.
Io dipingo e scrivo solo perché mi fa stare bene (non sempre), e appaga la discreta quantità di narcisismo che mi caratterizza.
Sulla qualità e sugli esiti finali dei miei lavori nutro solo la speranza di non far accapponare la pelle, o ferire lo sguardo, di chi li osserva, altrimenti... pazienza.